“Sigonella niente allarmismi”! Ma vva…?

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di Salvo Barbagallo

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Luigi Asero scriveva 48 ore fa (domenica 15 aprile): Da Palermo a Catania, da Siracusa a Ragusa e via dicendo per l’informazione online sembra che sia sorto un nuovo problema che la Sicilia non aveva quasi mai avuto: le basi militari di una forza alleata, ma pur sempre “occupante”. I lettori più assidui di questa testata, La Voce dell’Isola, sapranno invece che del pericolo concreto costituito dalla presenza di almeno 15 presidi noti, in primis Sigonella e il Muos di Niscemi ci siamo molto spesso occupati. Qualcuno ci ha accusati di occuparcene “sin troppo”, che i problemi della Sicilia erano il traffico e i furti di bestiame. Manco la mafia o la politica corrotta… No no, proprio il traffico e i furti di bestiame. Sigonella e Muos e “occupazione militare” manco a parlarne. Cosa sono? Nemmeno nei telefilm di NCIS ne parlano, quindi non esistono. Perché così ragiona il siciliano, così ragiona l’italiano e così si è adeguata gran parte della “stampa”. Meglio notizie piccole dal clic facile che notizie vere di difficile digeribilità (…). Il quotidiano “La Sicilia” ieri (lunedì 16 aprile) titolava in terza pagina: “Sigonella niente allarmismi – Lo stato di allerta è quello di sempre e non è da questa pista che si levano o bombardieri diretti in Siria”. Informazioni ineccepibili tendenti a rassicurare i Siciliani?

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La “Questione Siria” e l’intervento missilistico USA, Gran Bretagna, Francia contro Damasco sta infiammando (quasi) globalmente la politica, e i mass media seguono puntigliosamente lo svolgersi degli eventi, tutti (o quasi tutti) concordi nel giustificare l’azione bellica, ritenendo Assad responsabile di crimini contro l’Umanità per l’uso di armi chimiche e Putin “complice” o quantomeno “connivente”. Marginali le voci a difesa dell’asse Assad/Putin, anche se nessuna delle tre Potenze che hanno scaricato 105 missili Tomahawk sul territorio Siriano ha presentato un minimo di “prova” sullo stesso uso delle armi chimiche da parte del “dittatore animale” Assad. La “Questione Siria” ha un largo spettro di interessi che, in questa sede, non affrontiamo, limitandoci a porre un interrogativo: è veramente importante sapere se bombardieri della Triplice/bellica hanno fatto decollare bombardieri da Sigonella? A livello di pura “informazione” certamente sarebbe importante. Ma è questo il punto focale della “Questione Sigonella”? No, di certo, perché non c’è una Questione Sigonella ma un “caso” molto più ampio: l’occupazione militare straniera (quella delle forze armate statunitensi) della Sicilia.

Sigonella è il “centro” più avanzato dell’apparato bellico degli USA nel Sud del Continente, vera fortezza attrezzata per “aggredire” e non certo alla “difesa” del territorio, in quanto la “difesa” del territorio nazionale è di stretta ed esclusiva competenza del Paese Italia!

Nei primi anni del secondo conflitto mondiale  un altro “alleato” dell’Italia spadroneggiava in Sicilia: la Germania. L’aeroporto di Sigonella non esisteva ancora, ma era in funzione in contrada Sigona una delle tante piste che ruotavano attorno agli scali di Fontanarossa e Gerbini. Nel dicembre 1940 venne trasferito in Sicilia il 10° Fliegerkorps del CAT (Corpo Aereo Tedesco), forte di 400 aerei destinati a neutralizzare le difese di Malta e controllare l’area del Mediterraneo e della vicina Africa. Un anno dopo le squadriglie del 10° CAT furono integrate dal 2° CAT: a quella data la forza aerea tedesca poteva contare su 52 squadriglie di velivoli di vario tipo, una divisione di artiglieria e 32.000 uomini. I tedeschi divennero “nemici”, i nuovi “alleati” incominciarono a impossessarsi della Sicilia già all’indomani dello sbarco del luglio 1943. Oggi i “nuovi alleati” hanno occupato i punti chiave dell’Isola: da Sigonella ad Augusta, da Porto Palo a Trapani, da Palermo a Niscemi (eccetera).

“Sigonella, niente allarmismi”? Ma cosa “contiene” Sigonella made in USA-“Air Naval Station”, e quale “uso” viene fatto quotidianamente dei pesanti e sofisticati “armamenti” che qui risiedono in forma autonoma e stabile?

Fiorenza Sarzanini scriveva giorni addietro sul quotidiano La Stampa: Nell’area che ospita la base siciliana le misure di sicurezza sono state aumentate e, come prevede la procedura, dichiarato lo stato di guerra anche ad Aviano, a Camp Darby, Vicenza, Napoli, Gaeta. Ma è da Sigonella che partono i droni Global Hawk ritenuti il principale asset Usa per le missioni di intelligence, sorveglianza e ricognizione. E proprio da lì dovrebbero decollare i velivoli armati qualora si decidesse di proseguire con gli attacchi in Siria e si rendesse necessario utilizzare la postazione italiana (…). Cadono (purtroppo) nel vuoto anche le notizie che fornisce Antonio Mazzeo su Sigonella, apparse online su Controinformazione.info: Segretamente, senza che mai il governo italiano abbia ritenuto doveroso informare il Parlamento e l’opinione pubblica, sta per entrare in funzione nella grande stazione siciliana di Sigonella la Joint Tactical Ground Station (JTAGS), la stazione di ricezione e trasmissione satellitare del sistema di “pronto allarme” USA per l’identificazione dei lanci di missili balistici con testate nucleari, chimiche, biologiche o convenzionali. Una specie di “scudo protettivo” tutt’altro che difensivo: i moderni dottor Stranamore del Pentagono puntano infatti al controllo “preventivo” di ogni eventuale operazione missilistica nemica per poter scatenare il “primo colpo” nucleare evitando qualsiasi ritorsione da parte dell’avversario e dunque i limiti-pericoli della cosiddetta “Mutua distruzione assicurata” che sino ad ora ha impedito l’olocausto nucleare (…).

Non è (solo) la “Questione Siria” che dovrebbe allarmare i Siciliani: è l’uso che gli Stati Uniti d’America fanno di Sigonella, Augusta, Niscemi, Trapani (eccetera eccetera) che dovrebbe tenere in apprensione i Siciliani, ricordando che questo “uso” delle cosiddette “basi Italiane” è sancito da Trattati e protocolli bilaterali le cui principali “norme” sono mantenute ancora oggi “secretate” e, pertanto, non rese di pubblica conoscenza. Tanto basta?

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